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Tra fantasia e leggenda: La gatta (Lux_lucis)

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In una viuzza del centro storico, vi era e vi è ancora, il palazzotto di messer Matteo Tafuri, mago e scienziato, verso il quale i paesani tenevano ossequioso timore e considerazione.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAAnni or sono dalla sua dipartita, il palazzotto di sua proprietà, andò diviso e divenne dimora di più famiglie.
Una di queste, abitava le due stanze al pianterreno. Era una famiglia di artigiani, il marito Chicco, intrecciava i panàri,(recipienti di svariate dimensioni in vimini, atti a contenere i frutti della campagna, biancheria domestica o qualsiasi altra merce).  Simina, la moglie, era un’abile tessitrice, rinomata nel paese la sua perfezione, anche nell’arte del ricamo e del rammendo, donna colta, di nobili origini e di nazionalità Greca.
A causa di una guerra civile, all’età di quindici anni era stata costretta all’esilio per sfuggire alla morte.
Imbarcata dai genitori segretamente, aveva trovato rifugio nel paese salentino, dove dimenticando ogni lusso e ogni riverenza conduceva una vita semplice, lavorando giorno e notte, per mandare avanti la famiglia e sostenere l’uomo che l’aveva scelta in sposa e dal quale, aveva avuto due figli, la primogenita Crocetta e il secondo Lallo.
Il ragazzo, veniva mandato a “stagione”presso la masseria di un loro compare, dove faceva da guardiano alle pecore, guadagnandosi da vivere.
La ragazza aiutava la madre nella cardatura e nella filatura fin da piccina, adoperando il fuso per preparare gomitoli e matasse utili alla tessitura. Crocetta, stufa di tale monotono lavoro, non vedeva l’ora di mettersi al telaio ad emulare la madre, ma ciò le era stato vietato categoricamente! Ogni giorno, dopo la scuola, mentre col fuso preparava gomitoli e matasse da appendere al telaio, osservava le abili mani della mamma, che intrecciavano sapientemente fili colorati, combinati insieme come una sinfonia visiva, regalavano figure geometriche per tessuti di lenzuola,coperte,tovaglie: corredo delle fanciulle di tutto il paese.
Crocetta trepidava dalla voglia di imparare il magico mestiere, non le sembrava poi così difficile ripetere i gesti materni…ma la madre, leggendole il pensiero le ripeteva: <<Mi raccomando, non toccare mai il telaio senza il mio parere, chè se scombini i fili, per riparare al danno ci si dovrà rivolgere alle macàre!!>>.

bambina+di+Sarajevo iperteamQueste parole bastavano a scoraggiare la piccola Crocetta.
Il tempo scorreva operoso nella casa, non mancavano perciò un certo benessere e serenità,  finché un giorno che la mietitura tenne impegnati entrambi i genitori nella campagna, Crocetta incaricata di far da guardiana alla casa e soprattutto al telaio…fu tentata e vinta dal desiderio di tessere, ripetendo i gesti usuali e famigliari che credeva di ricordare. In pochi attimi i fili si ingarbugliarono e il pettine li spezzò; le assi cominciarono a muoversi e tutto l’ingranaggio sembrava preda di un incantesimo.

Spaventata,la povera Crocetta scappò via dalla stanza, pensando a quella che sarebbe stata la sua sorte al ritorno della madre dai campi.
Le venne l’idea di ricorrere alla sua vicina, se non che sua anziana madrina, nell’ultima speranza di evitare punizione e rimproveri. La comare Ina, era stata da giovane, abile tessitrice, ma con l’avanzare dell’età era diventata una talpa e non usciva neanche più di casa. Crocetta era il suo aiuto costante e le voleva bene. La ragazza bussò alla porta ma non ottenne risposta. Iniziò a chiamarla, per farsi riconoscere..ma niente. Ina, sicuramente era già a letto e non sentiva. Dal balconcino adorno di piante odorose, di aromi speziati e gerani, si affacciò però la sua gatta, che riconosciutala, scese con un balzo e iniziò a fusecchiare stropicciandosi ai suoi piedi. Crocetta, delusa per non aver trovato la madrina, colpì col piede la gatta per scansarla!…subito quella gonfiò il pelo, soffiò mostrando i denti e si allontanò prontamente, con la coda che intanto era triplicata di volume. Ina era anche un po’ sorda e quando finalmente si affacciò alla finestra, fu troppo tardi, Chicco e Simina erano già di ritorno col calesse. La povera ragazza, avrebbe voluto sparire, ma rientrò rassegnata ad affrontare la situazione.
I genitori, assai stanchi per il lavoro di mietitura, mangiarono un po’di pane e latte e si addormentarono. Così a Crocetta rimaneva ancora la notte, per tentare di rimediare al danno. Non poteva più ricorrere alla comare, avrebbe svegliato tutto il vicinato prima che questa la sentisse, ma qualcosa doveva assolutamente fare. Uscì di casa e si accovacciò sulla soglia, dove presa dallo sconforto cominciò a piagnucolare: <<Povera me…povera vita mia…>>. Le si presentò davanti una giovane forestiera, una donna dal viso estremamente gradevole e privo di rughe e capelli fluenti  completamente bianchi, che le donavano un aspetto alquanto sinistro… e che le chiese: <<Come ti chiami bambina?  qual è il motivo di tanta tristezza?>>
…,<<Crocetta è il mio nome, un nome di dolore, come la mia vita!..>>, <<I bambini non hanno ancora una vita…e il tuo è un bel nome, ma di certo non lo è la tua coscienza…>>, ammonì la sconosciuta. Crocetta colse il tono di rimprovero ma non ne capì la ragione. La sconosciuta continuò: <<Tu sei una ragazza dai modi scortesi e manchi di rispetto agli animali, che pure sono tuoi amici!…guarda cosa mi hai fatto!>> e spostata una ciocca di capelli, mostrò un ematoma al centro della fronte. Crocetta, dopo questa accusa, guardò più attentamente il viso della donna, certa di non averla mai vista nè incontrata prima di quella sera…,pensare di averla colpita !?,non era cosa possibile, non ne sarebbe mai stata capace. <<Io non ti conosco!>>, si difese, <<E’ la prima volta che ti vedo, posso giurarlo!>>, <<Eh no,bella!>>, insistette la forestiera, <<Ricorda,…ricorda cos’hai fatto stamattina!>>. <<Sì,appunto stamattina, ho combinato un disastro al telaio di mamma, ho chiesto aiuto alla mia povera madrina, che è cieca e sorda e non mi ha sentita in tempo che mamma è rincasata, ma per mia fortuna non si è ancora accorta del danno, poiché stanca del lavoro nei campi,s’è  addormentata…ma ormai so, che non potrò riparare al danno, mille di queste notti non basterebbero…!>> .

<<Ora tu,mi accusi di altro…cos’ho fatto per meritarmi tutti questi dispiaceri?>>

strega-per-halloween-capelli-bianchi-e-neriLa forestiera, stette per un po’ in silenzio, poi guardò la bambina che intimorita, smise di piangere, sollevò il volto senza volerlo, attratta dagli occhi della donna che le disse: <<Beh,io posso aiutarti, ma tu per sette anni, dovrai servirmi fedelmente, senza mai rivelare nulla del nostro incontro>>. Crocetta accettò subito, senza esitare e senza neppure chiedere quali servigi avrebbe dovuto renderle. Entrarono in casa e in pochi istanti, il telaio ricompose i suoi fili e confezionò la tela più bella che si fosse mai vista. Crocetta, piena di meraviglia e di gratitudine disse: <<Non ho parole per dirti il mio sollievo, non so perchè tu abbia fatto ciò, ma ho promesso!…dimmi come posso sdebitarmi, son pronta a fare ciò che vuoi…>>.

La forestiera, sorrise con malignità e le rispose: <<Non è ancora il momento…per ora ti chiedo solo rispetto e quando mi rivedrai, non usare i piedi per scansarmi…o sarà peggio per te!>>. Appena udite queste parole, Crocetta ricordò di aver scansato il gatto della madrina e collegando l’episodio con il rimprovero e il segno sulla fronte, capì chi fosse in realtà la giovane forestiera. Ma fu troppo tardi, la vide sparire pronunciando sommessamente: <<Lux,lucis>>.
Crocetta non aveva neppure fatto in tempo a sentirsi sollevata dal problema del telaio, che il pensiero del patto segreto la fece tremare come una foglia. Il pensiero che per sette anni sarebbe stata la serva di quella che ormai sapeva essere una macàra, cominciò subito ad angosciarla. Per risolvere un guaio, era finita in una trappola ancor più dannosa e piena di insidie e di incognite. -Molto meglio sarebbe stato affrontare le ire e i rimproveri della mamma- pensò, -in fondo, sono sempre sua figlia…,si sarebbe certo adirata, ma poi mi avrebbe compresa e perdonata!..ormai dovrò ubbidire mio malgrado e fare tutto ciò che ho promesso, per sette anni la macàra farà di me ciò che vorrà…povera me…povera me!-.
Riprese a piangere come una fontana, rientrò in casa e gettatasi sul suo giaciglio finì per addormentarsi dallo sfinimento. Fu un sonno agitatissimo, animato dal suo incontro recente. Si vide davanti alla macàra, circondata da una moltitudine di gatti e tutti la fissavano immobili, mentre lei confinata in una nicchia sbarrata e incatenata, filava col fuso sette fili di una matassa rossa tutta ingarbugliata. Il movimento rotatorio del fuso fu una forte attrattiva per i gatti, che improvvisamente si avvicinavano sempre più minacciosi affilando le unghie sul pavimento e miagolando pronti ad avventarsi sui fili…<<Lux,lucis>>…mormorò sibilando la macàra seduta sul balconcino della casa della comare, subito i gatti sparirono e ne rimase uno soltanto, al centro della stanza illuminata dalla luce lunare.

Biancaneve2Era un gattone dal lungo pelo, folto e niveo, dal muso umido e i baffi tesi, con gli occhi brillanti come due gemme di smeraldo le cui pupille scintillanti parevano rubini raffinati e incendiati dalla fine sabbia di un deserto arroventato. Crocetta avrebbe voluto fuggire dal sogno, ma gli occhi del gatto la tenevano inchiodata in uno stato ipnotico. Dopo un tempo indefinito il gatto le parlò: <<La promessa, ricordi, la promessa?… Dovrai vendere la fede di nozze della tua mamma e portare a me ciò che ricaverai in denaro. Lo lascerai sull’ultimo cornicione della guglia campanaria, poichè quello è il mio rifugio da secoli!>>, -<<Ma ciò è impossibile!>>replicò Crocetta, <<La mamma non sfila mai l’anello dal dito!, come potrei entrarne in possesso per venderlo?!>>. La gatta con gli occhi inferociti le urlò: <<Tagliale il dito!, vendi tua madre! Fa’ come ti pare, ma fa’ ciò che ti ordino!>>.
<<Lux,lucis>> sibilò la voce riecheggiando nella stanza, la gatta scomparve e ripiombò il buio fitto.
Nell’istante stesso, Crocetta si svegliò di soprassalto, sgranò gli occhi e vide che era giorno, confusa non capiva se avesse attraversato un brutto sogno o stesse vivendo il peggiore incubo della sua giovane vita. Corse a lavarsi il viso, poi, in punta di piedi, si avvicinò alla stanza di lavoro, richiamata dal rumore del telaio. Simina, già dalle prime luci dell’alba si sedeva alla sua occupazione, per non perdere neanche un minuto della preziosa giornata.La bambina, attraverso una tenda, spiò prima i gesti e poi il volto della mamma, tentando di indivinarne l’umore. La osservò abbastanza per capire che era tranquilla e indaffarata come sempre e questo la invogliò ad entrare. <<Cosa c’è Crocetta?, oggi non hai voglia di lavorare?…mettiti al tuo posto e incomincia la filatura…>> le disse con tono autorevole, ma affettuoso. <<Sì,mamma…>> rispose,<<ma prima ho bisogno di sapere se mi vuoi bene..>> – <<Ti voglio bene cara, tu e tuo fratello siete il mio unico tesoro, ne dubiti?>>. Rincuorata dal tono amorevole e dallo sguardo dolce della madre, la ragazza continuò: <<E non sei arrabbiata con me?>>, La mamma le chiese: <<Dovrei esserlo? hai fatto qualcosa di cui vergognarti?>>… a quel punto la bambina aprì il suo cuore alla madre, raccontandole tutta la disavventura e la pena patita. Al termine del racconto, il volto della mamma era sereno e sorridente, tanto che la bambina pensò che il dolore la stesse facendo impazzire! Ma ella le parlò con saggezza e le chiarì: <<Ti sei presa proprio un bello spavento! e son certa ti servirà ad esser più prudente per il resto della tua vita. Sappi che stamattina, ho trovato il telaio con i fili spezzati e annodati… ho impegnato diverse ore a districare nodi e a riavvolgere fili per poi ricominciare tutto il lavoro da capo, ma come puoi vedere sono già a buon punto! Solo la tua immaginazione, spinta dai rimorsi hanno dato vita ai tuoi stessi incubi!>>.
Crocetta, libera da ogni paura, abbracciò la madre e imparò che gli errori si risolvono con forza di volontà, impegno e perseveranza, poiché cercare scorciatoie o soluzioni semplici, può essere causa di danni ancora maggiori e irrimediabili! 

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