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Aeroplanini

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Mi torna in mente quanto fosse vero il monito materno, quello che credo molte madri indichino ai propri figlioli, quasi come dogma ripetuto petulantemente, specie negli anni dell’adolescenza, onde tentare di alienare amicizie nocive e in linea generale per non sbagliare di molto, nei rapporti col -prossimo- “ostile”.
Non fidarsi mai del tutto degli altri e confidare al muro i propri intimi conflitti.
Quanto si possa ignorare questo consiglio e quanto si possa attuare nel rapporto continuo con persone che appaiono bendisposte e leali, dipende dalla fortuna di incontrarle concretamente, cosa in verità non facile.
Il fatto di non aprire mente ed anima agli altri, determina una chiusura ed una solitudine che non è accettabile, il muro a cui raccontare le proprie incongruenze, spesso è freddo ed umido, e, rimbalzate come sassi le parole, i consigli preziosi e materni restano i meno perseguiti.
Si rimediano e collezionano delusioni e sofferenze nell’anima, e giorni bui seguono  l’ eclissi di una grande amicizia confidenziale ed intima. I rapporti d’amicizia sincera, sovente si rivelano chimere, ma: -Come vivere senza credere nell’altrui sincerità e rispetto?-
Forse le amicizie sono destinate a deludere, forse è lo sbaglio di tutta la vita, di chi non è disposto a rinunciare e a credere che le persone leali esistano e incontrarne poche è solo una personale questione di “sfortuna”.

Sulla scrivania decine di piccole palline di carta: molteplici e confusi minuscoli segreti.

6722916-a-trashcan-full-of-crumpled-paper-trash-paper-canScrivere e cestinare, quella sera era così, frasi bellissime e sentite, accantonate in quel cestino stracolmo.
Raccoglierle in un memoriale,  non era necessario, neppure la demenza più patologica avrebbe saputo annullare i sentimenti, che nei fogli e dai fogli si componevano prendendo corpo, anche se in realtà non avessero una forma definita, perché i sentimenti non si riusciva a  catturarli sul foglio,  parole  mai abbastanza congrue e capienti da avvolgerli  in toto, per evitare di disintegrarli nella realtà.

Vibravano, con la musica di uno stereo anni ottanta, tenuto al volume più alto, riempiendo il casolare, vissuto da gatti, gerani e bouganville inodori.
come-fare-l-aereo-di-carta-piu-stabile_O3Vibravano, con la poesia di un’esistenza  che tra condizioni e convenzioni annullava il presente.
Per sopravvivere, la mente voleva passare la vita a scrivere utopie e a crederci, a darsi del matto, per questo convinto ed ostinato anelito ad un presente migliore. Forse possibile, perseguibile di poco, ma appariva necessario crederci con forza, poiché non si abbandonano le speranze sull’asfalto, si cerca un modo per farle decollare.
La soluzione era lì, sulla scrivania, semplice:

sarebbe bastato riprendere le palline di carta arrotolate, passarci sopra un ferro da stiro, rivisitarle e ripiegarle in tanti piccoli aeroplanini, quindi lanciarli alla luna o alla stella più vicina.

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