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Scuola media. Abbiamo 13 anni e il compito di educazione artistica di oggi è un disegno sulla festa dell’AVIS. Mi gratto la testa in cerca di un’idea che tarda a venire. Il foglio rimane implacabilmente bianco. Mi guardo intorno e, due banchi più in là, vedo la matita di Maurizio che scorre velocissima.

Traccia linee rette, curve, ombreggia con gesti velocissimi senza mai staccarsi. Poi smette. Mi alzo a vedere: ha disegnato una dozzina di zanzare con la mascherina da rapinatore sugli occhi; vanno a rapinare una cassaforte perfetta nei dettagli, su cui c’è la scritta AVIS. Resto incantata per la fantasia e la qualitá del disegno. Un disegno da cartoonista, da fumettista.

Penso: – Hai un grande talento! Lavorerai per la Disney. O per Mondadori. – Il voto al suo disegno è stato 4!! Perchè “dissacrante”. Da lì Maurizio ha cominciato a volare sempre più basso. È finito come l’albatro di Baudelaire sulla tolda della nave. E a bruciarlo non sono stati i marinai, ma la società e la famiglia. E a ucciderlo a 20 anni un’overdose. Ora Maurizio ha tutti i colori dell’arcobaleno per dipingere, e nuvole da plasmare in mille forme.

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