C’era un equilibrio disumano
nell’universo stellato
un quadro diseguale e cangiante
da portare nel cuore
e che la grande mente
voleva esplorare
per conoscerne le note sublimanti
d’un mistero sempiterno
ed insoluto
Margherita e Gal fissi
a guardar le stelle
le nane imperiture
nella notte fredda d’un dicembre glabro riverso sulla neve
glaciante e rovente sul mappamondo
steso al sole
di epoche lontane
seppur vicine
nello spazio tempo del divino essere
Ripiegato lo scibile intero alla bellezza della luna
allo scintillio del fiammifero astrale
alla moltitudine di stelle cadenti
che sulla terra posano ancora sogni e desideri
d’un divenire incerto e disarmato che si disintegra
nel lusso di non voler più sapere
Per godere del presente come un gatto
che fiuta il camino
e scende nel buco nero di cenere e lapilli
a cercare il suo cibo soltanto
e di tutte le stelle
più non si cura
e pensa solo ‘Son belle’
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