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5 Prigione

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manicomio

 

Seguito di Evento e tormento

 

Lory si ritrovò in una specie di lager, dove subì il distacco dalla figlia e vide le peggiori cose della sua vita.

La sua malinconia fu imprigionata in uno stanzone umido e senza arredi, tra corsie a labirinto, intervallate da porte chiuse a catenaccio e riempite di silenzi indotti da morfina, rotti da urla disumane. Pensava tra le lacrime, anch’esse incatenate negli occhi, ‘Non è la repressione la cura del dolore, nessuna “camicia di forza” può trattenere la sofferenza, la malattia mentale o il disagio mentale, non rimane “a cuccia” se è legato ad una catena, come si fa con le belve infauste.’

Dov’era la pietas in quel posto crudele?

Gli infermieri sembravano essersi ammalati essi stessi e non era strano: nulla lo era in quel posto, dove la normale follia, accomunava tutti quanti lo abitassero. Quando Lory li vedeva arrivare, i suoi tutor, con le grosse siringhe piene di droghe e fantasmi, li implorava di lasciarla tornare dalla sua bambina, che così piccina aveva tanto bisogno di lei. Ma era come se non la sentissero affatto, parlavano tra loro, ignorandola completamente.

Forse sarebbe impazzita realmente se un piccolo medico veneziano non l’avesse presa in cura, dopo un tempo che a lei parve infinito. In un lucido delirio raccontò della sua vita e della piccina che aveva bisogno di lei, esternò con dignità il suo dolore e le perplessità della sua condizione. Il medico dopo aver ascoltato tutto le sorrise rasserenandola: “Chi ti ha portata in questo posto, non ti conosce. Tu non dovrai mai più venirci, e farò in modo che ciò non avvenga mai più”. Scosse la testa e compilò la lettera che la fece tornare dalla sua creatura.

Lory si sentì compresa, libera, non provò neppure rancore per chi l’aveva chiusa in quel posto, e se un grave torto le era stato fatto, c’era il buon Dio che non l’avrebbe abbandonata. Con questa certezza tornò a casa, piena della voglia di ricominciare,  dedicando tutte le proprie energie al ruolo di madre.

La sua fragilità l’aveva messa a nudo, ma era giunto il momento di riprendere in mano le redini del proprio destino, doveva assolutamente tirarsi fuori dal groviglio di ricordi, di speranze disilluse, che un uomo inquieto aveva trasformato in tormento.

Chiese perdono a Dio per quel tempo interminabile trascorso lontano dalla sua piccina. Chiese perdono per sé per coloro che non l’avevano compresa. Chiese perdono a lei, alla piccola vittima innocente di  quella stupidità ottusa e negletta, che non offriva  altre soluzioni che  la morte dei sentimenti, nella negazione del dolore altrui.

La preghiera che le veniva in mente  era l’Avemaria , sentiva che l’unica che poteva comprenderla era una madre come lei, che come lei conosceva le sofferenze terrene, il troppo buio nella sua vita abbisognava ora di una nuova  luce forte poiché il dolore dell’anima era silenzioso e devastante .

Con molta forza di volontà  le toccava di rimboccarsi le maniche ed affrontare la quotidianità, senza guardare indietro, per non ricadere nel cerchio nero della confusione mentale. Non poteva delegare ad altri il ruolo di madre, era un dono prezioso che la vita le aveva concesso, sprecarlo sarebbe stato un errore grave che era determinata a non commettere.

 

segue Anna

Roma 12 Luglio 2009.. Venerabile Confraternita dello Scapolare di Santa Maria del Monte Carmelo in Traspontina fondata nel 1527 a Roma.  I Solenni Festeggiamenti e la processione in onore della Madonna del Carmine . Una donna in preghiera davanti alla statua della Madonna del Carmine  .The Solemn Celebrations and processions in honor of Madonna del Carmine.	 A woman in prayer before the statue of the Madonna del Carmine http://www.parrocchiatraspontina.it/

 

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