Nel periodo adolescenziale ho avuto per amiche vere e del cuore in senso affettivo bello, due sorelle, la prima mia coetanea e compagna alle medie, la seconda di un anno e mezzo più piccola ma fortemente legata alla sorella da uscire insieme e diventare per un periodo tre amiche di quelle inseparabili, come lo si è a quell’età.
La bellezza di un rapporto amicale plurimo è che se una sorella è occupata puoi sempre contare sull’altra, sia per chiacchierare del nulla più effimero e vanitoso che per piangere a fontana sulla spalla per le eventuali confidenze amorose fragili e fatiscenti proprie dell’era cuori infranti. Ed essere pronta a tua volta a riceverne doppiamente giacché le amiche son due.
Il vero problema si determinava quando tra di loro c’era una controversia, situazione abbastanza frequente, nella quale ciascuna mi esponeva il fatto con la certezza di aver ragione e oggettivamente ciascuna sembrava ne avesse, non era assolutamente facile stabilire chi avesse almeno un po’ torto e, se anche questo fosse emerso con nettezza, esprimermi verso l’una o l’altra negativamente, avrebbe comportato un’allontanamento per partito preso o per simpatia ed affetto maggiore verso quella a cui avrei dato ragione. Una faticaccia, un rompicapo e un vero pasticcio in un’età in cui la verità cruda non la si vuole assolutamente accettare e aver torto o ragione, sembra di importanza vitale irreversibile.
Così, quando scoppiava il temporale mi allontanavo da entrambe, aspettando si risolvesse da sé, nascondendomi fino a quel giorno, arrivando persino a fingermi malata.
Sono consapevole e lo fui sin d’allora che non appare una soluzione leale, ma semplicemente non volevo frappormi tra due sorelle ed il loro affetto profondo. Sentivo di rappresentare solo un’amicizia alternativa alla loro, perché erano anche molto amiche e complici ed io in fondo ero solo di passaggio nella loro vita.
Partirono entrambe per vivere altrove e da tanto non ne so nulla, ma il ricordo del bene e di quell’amicizia rimane, come restano in me tutti i ricordi più cari. Un giorno, se ne avessi l’occasione, vorrei dire loro che mai hanno avuto torto, perché il bene fraterno è uno dei regali più autentici nei rapporti umani e i loro litigi tra sorelle non sono che una naturale inequivocabile manifestazione di quel bene, e averlo condiviso con me che sorelle non ne ho, l’ho sempre ritenuto un dono di cui serbo ad oggi gratitudine e riconoscenza.
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