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Seguito de Il segreto di Laura

 

L’aria cominciava ad esser tiepida, la maestra lasciò la periferia del piccolo paese e seguendo un breve sentiero sterrato, si ritrovò nel verde della campagna. Sapeva dagli scritti di Ester come trovare la casa circondata dai roseti, dal tetto seminascosto dalle cime irriverenti dei cipressi e dall’intrigo lianoso dei salici. Si ritrovò in minor tempo del previsto davanti al cancello semiaperto, e lasciata fuori la bici, s’incamminò per il vialetto, dove alcuni gattini le si avvicinarono per annusarla, mentre altri fuggivano via intimoriti. Lory guardò oltre la tenda quella donna che non conosceva, ma la voce di Ester gioiosa e sorpresa, le fece capire subito che si trattava di una visita gradita.

La bambina aprì subito la porta, per accogliere la sua cara maestra e Laura incoraggiata dal sorriso della sua allieva entrò a conoscere Lory.

C’era con loro anche Anna, le due donne si conoscevano perché era Anna che si interessava delle faccende di scuola, e non fu sorpresa di vederla arrivare al casolare, era come se  la aspettasse.

Dopo aver conosciuto Laura e la sua discrezione, Anna le aveva accennato della situazione di Lory, senza nessuna propensione al pettegolezzo o alla critica, semplicemente per aiutarla a capire meglio i comportamenti e la personalità della piccola Ester.  Lory accolse Laura nel salottino, intanto che Anna allontanava Ester col pretesto di raccogliere dei fiori per la maestra, dandole così la possibilità di dialogare liberamente.

Laura incominciò facendole leggere il contenuto del tema della figlia, pensava che ogni suo discorso sarebbe stato inutile senza questa premessa. Gli occhi di Lory scorrevano ogni parola del foglio e ogni frase ne rivelava la sofferta condizione emotiva della ragazzina. Lory visibilmente commossa , ma anche profondamente colpita dalla profondità d’animo della figlia, si aprì con Laura, ancorandosi all’aiuto che le offriva, raccontandole la vicenda di abbandono ch aveva compromesso la serenità delle loro esistenze. Era evidente che il suo amore di mamma e il fondamentale aiuto di “zia Anna “ non avevano potuto colmare il vuoto del “pilastro mancante” che era la figura paterna. Laura comprese meglio ed ebbe conferma dei dispiaceri di Ester e delle cicatrici procurate dall’assenza paterna, avendole sofferte in prima persona. Offrì a Lory aiuto, affetto e comprensione, solidarietà femminile, a quella donna che le era davanti e la guardava, ma quegli occhi sembravano smarrirsi nei ricordi, inchiodandola ad un passato che cercava disperatamente di dimenticare.

Seguì un lungo silenzio di rispettosa attesa a cui seguì un sorriso che accompagnò il ritorno di Ester con il mazzetto di fiori campestri.

Laura ,emozionatissima, abbracciò la sua piccola amica e la sua mamma, salutò calorosamente Anna e si congedò dalla famigliola, con la voglia di aiutarla, per quello che avrebbe potuto .

Anna l’accompagnò al cancello, tra le due donne non ci furono commenti, la loro complicità negli intenti fu  tacita e perfetta.

 

Caddero molte foglie, che fecero dei prati tappeti variegati dai piùstagioni fantasiosi colori: stagioni assolate e rumoreggianti di uccelli spavaldi e chiassose cicale, si susseguivano a tempestose finestre di gelo e silenzi. Tutto sembrava ruotare attorno al casolare, la vita come sempre scorreva se stessa, allontanando i ricordi che sembravano sopiti e un po’ smarriti nell’oblio del tempo.

 

Davanti al medesimo specchio, ora due donne belle e molto somiglianti, si affacciavano, un po’ per vanità, un po’ per ritrovarsi e pettinare i ricordi, nascosti tra le chiome fluenti e bellissime. La maggiore età appena compiuta conferiva ad Ester l’aspetto di giglio dei boschi, fiero e delicato al tempo stesso. La madre amava ancora pettinarla di tanto in tanto: <<Lasciami sistemare questa ciocca e mi raccomando, non tagliarli, son troppo belli…>> era la frase ricorrente di Lory, quando con dolcezza accarezzava sfiorando la testa della figlia, come se trattasse ancora con una bambina, <Certo mamma, l’ultima volta che li ho tagliati avevo dodici anni e non mi hai rivolto la parola per una settimana>…Ester ricordava ancora l’inquietante silenzio della mamma, quando con la complicità di Anna, aveva voluto provare un taglio nuovo. Si era pentita quasi subito, poiché quel “caschetto” aveva rattristato Lory, era di certo una banalità e di sicuro sarebbero ricresciuti, come sdrammatizzò Anna, ma anche Ester non si ritrovò  in quel taglio di modernità. Fu quel pomeriggio che Lory aprì il suo armadio e rivelò alla figlia un suo piccolo segreto: <Immaginavo che un giorno sarebbe successo..>. Si riferiva al taglio dei capelli , come ad un dispiacere inevitabile, quindi tolse da una scatola di scarpe il suo piccolo capolavoro.

Dalla nascita di Ester aveva raccolto tutti i capelli della sua piccina che restavano al pettine, conservandoli con cura in un piccolo cuscino di lino ricamato, di questi  aveva realizzato una parrucca, da donare alla figlia, un regalo speciale, sembrava l’acconciatura di una bimba vera. Nella sua unicità,  quel dono era la prova tangibile che ogni cosa appartenente alla figlia, come pure dei banalissimi capelli, per la madre  rappresentassero delle preziose reliquie, che raccontavano giorno per giorno, l’età trascorsa del suo “cucciolo” e che in qualche maniera aveva tentato di far sopravvivere al tempo inesorabile che annienta ogni cosa.

Ester commossa, abbracciò la madre, come un ramo al suo albero si sentirono unite, felici della profondità del loro amore filiale. Ester comprese nell’importanza di quel dono la gratuità dell’amore materno, così unico e indissolubile.

 

Segue Il viaggio a Parigimadre-e-figlia2

 

 

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