Chiedere alle notti brevi dell’estate
e aspettare che giungano quelle interminabili dell’inverno
a cercare di comprendere
come sia possibile che l’anima voli
con i piedi affossati nel piombo dei fucili
sempre pronti a lacerare il cuore
Dai tempi dell’asilo
si comincia ad impattare il dolore della diversità
quella vera, non quella biologica
quella che ti manda in frantumi la certezza della quiete tua interiore
Quando quello che tu credevi un moccioso
come te
diventa una piccola iena
e con tutto il veleno che può
si avvinghia ai tuoi capelli
e alla tua tenera carne
per un graffio che gela
e ferma il sangue nel petto rabbuiando il cuore
Eppure non impari
non hai mai imparato
a ricambiare il male
e ti dicono debole
e ti chiamano idiota
Mentre tu in fondo fai la cosa più dura
ti allontani col cuore
e cancelli quel nome
quei volti
per sempre
… per sempre.
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