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Quasi l’ora
e non t’importava di andare
nella poca fretta di prendere il pullman
col passo modulato e diretto
verso sentieri di fiandre immaginate.

Pantaloni sdruciti e camicia a scacchi
tanti capelli da legare a trecce
e un sorriso sempre tra le gote
rosse di curiosa felicità.

E ridi che ti passa
e canta che la vita è musica
mentre il tempo dettava il tempo nuovo
fischiando tra i raggi di una bici in corsa

tamburellando
tra libri sporchi di crostata
e petali di margherite spiegazzati
che interrogavano stupidamente gli auspici

al timido sguardo
tramando inganni grandi
di domande che
aspettando risposte
stringevano tra le mani
il domani.

E sorridendo
e ballando
senza preavviso
la musica finiva
mentre tu continuavi a muoverti
al passo a due d’un tango.

Perchè il domani non restasse solitario sospiro
ma gioia del dono
che dona più d’avere
che ha sempre delle mani nelle mani
mentre lascia intervalli di dolore
al calore che stinge
nel ricordo, un dolcissimo colore.

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