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Moto rilevante (o rivelante)

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Erano anni che non aveva più momenti per sé
Bambini da crescere cresciuti e accarezzati ormai solo col pensiero.
Dolcezze accantonate tra lavatrici e lavello
infilate nei buchi dei calzini da rammendo
senza recriminare, buttando cenere su ogni piccolo fuoco distratto

Cosa era allora quella nostalgia che soffiava la polvere dei vecchi vinile
che cercava nell’armadio quel vestito mai indossato
e i nodi mai sciolti di domande urlate.
Si apprende tardi a pesare le parole
per non ferire.

Perchè pare che non passi il dolore
passa solo il tempo e lo calpesta
e tanto più forte è la pressa
tanto più lo ravviva.

Tocca all’orologio controllare l’età
e confermarla allo specchio
che la suggerisce al cuore

Fermo sulla cattedrale della mente
con le sue tele dipinte dalla fantasia
e le sue cere immaginate e pronte a sciogliersi
se solo dalle finestre ci si lascia inondare
dal sole della realtà presente.

Il presente che conta
e che canta la vita
Immaginata o reale
la vita non si arresta
e se fa male è solo vita
perché al di là di essa non c’e quel dolore che ti rassomiglia
non c’è stupore né
meraviglia

non ci sono gli affanni di
questo chiedersi invano
nel maldestro tentativo di esser sereni
di non esser soli anche se per poco poco…
o di essere soltanto…

se felici o tristi non fa nulla
perché esistere è davvero l’unico moto rilevante (o rivelante).

 

 

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