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Testamento di felicità

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balconcino fioritoLa percepivo, la felicità
affacciata al breve balconcino di ferro
nelle lunghe sere estive
calde e profumate dell’agreste dei gerani lilla e bianchi.

La percepivo nella visuale di quello che era il mio paese natale
così puerilmente criticato
nell’età in cui il sogno americano
di “dancing days”  si sarebbe poi rivelato uno scherzo di carnevale mal riuscito.
Passeggiate lunghe di risate e amicizie affezionate, su viali alberati di ghiande.
Gare di pattini a rotelle, sul selciato di pietre levigate dagli zoccoli dei cavalli e dagli interstizi riempiti da terra, dove i tacchi a spillo restavano buffamente incastonati.

Tenerezza di giochi spensierati, in strade sempre popolate da bambini e nonne coi ferri di lane filate, che intrecciavano il corredo invernale.
Nostalgia di sguardi innocenti, tra i banchi di scuola o del coro parrocchiale, che inventavano amori mai vissuti e sogni di un futuro simile ai telefilm della TV.

La percepivo, la felicità, nella coltre ovattata dei sogni adolescenti, tra una festa a sorpresa e un’ora di cinema rubata alla monotonia, in una serata alla radio e una passeggiata in piazza, mano nella mano con un’amore qualunque o con un amore impossibile ed unico.
La percepivo la felicità, filtrata dallo spettegolare delle gazze paesane, dai luoghi comuni e dai segreti di pulcinella.

ragazza-con-un-libro-188950 (5)Profumava di leggerezza e di voli che sfioravano la cattiveria ignorandola, schivandola, provando anche a convertirla in risate che ne allontanassero gli effetti contrari.
La percepivo la felicità, senza cercarla, era dietro ogni angolo della via chiamata adolescenza, dove ogni sentiero portava al mare, dove ogni treno portava amici. Dove ogni libro letto era un romanzo vissuto che preparava alla vita futura, come se la vita non potesse essere che un testamento di felicità.

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