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Valore uno

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meditazione

 

 

 

Nel canto in falsetto
del fiume di solitudine interiore
scorrono i pensieri
soliti
saturi degli affanni
che il contatore dell’età
evidenzia in rosso.

Discreto labiale dei piccoli esseri
ignari
induce al rispetto
nel silenzio del fuoritempo
del fuori luogo e
dall’esteriorità mediocre.

Invito che
ferisce e schernisce
chi resta uguale
per conservare
a fatica, l’identità istintiva
nella esigua riserva di cielo
fatta per seguire coll’occhio perso
voli d’uccelli imperituri
che con piccole ali fendono
nuvole enormi
e oltrepassando il mare
raggiungono mete, per conservare nidi da riparare
nei dispersi luoghi noti all’anima soltanto.

Non mi rivela più il mio vento
chi è buono o cattivo
disperso nella nebbia il confine
e la frontiera, fatta di parvenze
a credenziali zero.

Ed ho imparato il diffidare
e dagli animali ho preso
l’abitudine di annusare l’aria
e le mani
che mi davano troppo,
davvero troppo miele
per essere sincere.

Ho imparato a non volere nulla in cambio del mio bene
e a concedere di mio fino all’ultima piuma
per istinto di conservazione del mio essere sempre me
e mai la brutta copia d’altri
senz’altro migliori
senz’altro più piacevoli.

Di ritorno non conservo più neppure una carezza
a mitigare le ore ostili
e compensare al male che si compra
e si concede tanto all’etto
o tanto, a letto
della realtà che vale nulla
se non quella
semplice tenerezza
regalata al tempo dei sorrisi tersi
del cuore incollato alla bocca generosa.

Dopo aver elargito il bene e il bene_detto
con infinita bontà
come insegnarono
il vecchio francescano
e la cara maestra
conto e riconto del
rirovarsi tra le mani
dolenti per fratture
sequele di tribolata coscienza
e di tutto il generoso dare
neppure tenerezza.

Sembra che il bene dato
come acqua fresca
a chi non ha mai sentito
la secca della sete
sia come dispensargli
il nulla.

Anche l’acqua e come l’acqua
avrà il suo termine
e forse della prima
ci sarà soluzione
Ma dell’ingannevole bene svilito
non si conosce rammendo
nè riparo tra conflitti di perdenti
comunque vada

E nella desolazione
per quello che un atto di rimorso
avrebbe potuto
e già più mai potrebbe.

felicità condivisa

 

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