Il tramonto
drappeggio del teatro in disuso
pareva rosso e dalle varianti di colore
indefinite
vasetti di colore riversi che colavano a caso
divorati in progressione dalla luce astrale
Nei campi tosati
come immenso gregge
riposavano insetti
ed informi ranocchie
il tamburello intonava il gracchiare
e una donna ballava
Tra le gambe scarne
stringeva un coltello
un ingiuria
una passione
che le calunnie arroventate di paese
mordevano
al ripetersi
da uscio in uscio
Silenzi
risate
urla
e colpi di scudiscio
un mulo tornava senza mulattiere
Non si concedono applausi
alla mattanza
e nessuno elogia mai
l’esperto innesto
Sarà messe e poi vendemmia
e la civiltà del ben fare
avrà per ancora un anno le sue ricchezze auree
Fatica e sudore antico
che dà più di quel che chiede in cambio
e non farà ricco di ricchezza sonante
ma salubre vita concederà al bracciante
La sorte non guarda l’età breve
gli occhi di vedetta
e il corpo audace
è sorte
e fa la sua parte
può far guerra e quasi mai fa pace
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