Lo so, è tardivo
ma ho deciso che nessun essere
finché sarò cosciente
dovrà essere schiavo del mio palato.
Mi sublimano i miagolii
i cinguettii
e persino il gracidare scocciato delle rane e dei ramarri
Lo squittio vispo del topo
ma del sibilo del serpente sto ben lontana.
Ho paura della forza selvaggia degli animali indomestici
che pur stimo
mentre nutro profonda tenerezza per quelli domestici
simpatia per quelli da cortile
che ora marciscono in galere
non consone a nessun essere vivente
e simili alle camere a gas dei ricordi più psico_trucidi.
Vorrei i cavalli nelle praterie
e ogni essere nell’habitat che gli appartiene.
Nessuna pelliccia aggiunge bellezza,
trasuda solamente cruda demente vanità,
inganno del folle, credere di aggiungere bellezza
sottraendola al legittimo portatore.
Lo svezzamento umano si avvia indolente
ad alimentazione animale
incoscientemente, come per tacita ineluttabile imposizione
fino a quando matura la consapevolezza del dolore afflitto
scientemente e ripetutamente.
Una voce interiore
intenerisce e inorridisce
ad ogni boccone che fu un pigolio,
un grugnito e persino un nitrito…
Ridicolo pentirsi o chieder scusa
senza dire basta al macabro rituale
e assaporando una parmigiana di melanzane
andare poi a letto senza rimorso
con passo deciso verso la ragionevolezza
in chi non vuole arrecare dolore altrui,
e qualsiasi
forma di crudeltà verso indifesi
per il piacere di pochi minuti appena.
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