Normale che ci si interroghi sul perché si nasca
e ancor di più
sulla ragione che induca a diventare genitori.
Che non si possa evitare il dolore a chi amiamo e ai nascituri
lo sappiamo bene
e immaginare il dolore dei figli è visione
di una scelta ardua.
Malgrado ciò si opta per la vita
bene unico ed inestimabile
pur nelle sue controverse ed inesplicabili contraddizioni.
Avere un figlio resta una scelta
naturale, non certo priva di interrogativi, timori e sofferenza.
La vita chiama la vita e diviene poi una vera missione
educare i figli alla libertà consapevole
che non leda mai nessun altro simile
e rispetti ogni vivente, sia esso animale, vegetale o anche oggetto.
Non ci sono altre grandi regole per un’esistenza
consapevole della propria caducità
e della delicatezza nei rapporti interpersonali.
Anche l’incontro con il male, venga esso da dentro
o dal di fuori, deve o meglio dovrebbe diventare risorsa, tramutarsi in stimolo per eliminarne gli effetti se nocivi di cattive abitudini
che possono essere distruttive
come anche lo sono il bieco proibizionismo e i veti dogmatici.
Il senso della misura ogni tanto andrebbe spostato, dietro o avanti
come pure il senso del possibile, impossibile
ma mai il senso del rispetto, prima di tutto per se medesimi.
Rispettare è più che amare, è superare l’amore
il rispetto induce a fare sempre
la scelta migliore, a superare egoismi
a comprendere silenzio e rumore
a distinguere i pregiudizi dai dati oggettivi
a tollerare anche sapendoci fallaci a nostra volta
perché il rispetto vada sempre un po’ oltre il sentimento e lo alimenti.
In fondo si potrebbe portare rispetto verso tutto e tutti senza amare
ma Amore senza rispetto
resta solo un’errata corrige.
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