-E dimme quarcheccosa … numme lassà accussì …-
invece come un pugno a tradimento
apprendeva che era andato via
da un discorso distratto
ed indolente
che non immaginava il dolore
impastato allo stupore
e all’incredulità di tutti i perchè
della tristezza
e a riempire di carezze il cane lì accanto
non dava pace
e prepotente
l’amore acerbo e ruvido
di un tempo lontano
riportava le parole d’amore non dette
delegate alle canzoni e ai baci
che la radio vomitava
per farle arrivare all’anima libera di un amore folle
(come se amare potesse mai essere discernimento e pacata lucidità)
e al ragazzo che non sapeva dire
se l’eternità avesse il suo nome
o il suo sorriso bello
e le ginocchia da coprire
e le mani infilate nelle tasche
di jeans sdruciti
l’uno nell’altra
di fronte
vicini
immobili
nel silenzioso annusarsi di un’ora
e riascoltare ancora una volta:
-perchè forse non lo sai ma
pure questo è amore …-
e ora lo sai
dall’altra parte della montagna
sul lato più oscuro
forse
si palesano verità.
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