Musica

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paradiso 1

 

Era notte della notte dei tempi.

La natura incontaminata generosamente offriva giornate di sole al clan di uomini ignavi, che godevano di quell’eden senza porsi tanti perché, come cuccioli di leopardo alla finestra d’una primavera perenne.

Felici come bambini in un parco pieno di giochi straordinari, senza l’incombenza dei problemi filosofici degli adulti,vegetavano nel limbo di una totale incoscienza puerile.

Il mare tiepido mandava onde pigre alla spiaggia, come a cullare il sogno di quella comunità sparuta e le grotte offrivano un riparo sicuro da insidie.

L’uomo non evoluto aveva una gioia inconscia incontaminata, non intossicata dal veleno dell’appartenenza. Perché tutto era suo, ma nulla sentiva come proprio, fruendo a piene mani di quanto avesse a disposizione, ignorando quanto fosse inestimabile la sua fortuna.

Gli alberi offrivano  i frutti più prelibati e tutto sembrava predisposto al sano sostentamento. Le Albe disegnavano arabeschi d’indescrivibile splendore, come pure i tramonti che cedevano agli astri trasparenze e chiarori inediti, quando la luna si mostrava come donna fatale da ogni angolatura e settore, imponente sulla notte ed inarrivabile.

paradiso 2Tutti i sensi erano appagati: la vista sublimata dai paesaggi, il gusto da una vasta varietà di sapori offerti dal mare e dalla terra, l’olfatto da una flora e da una fauna dai colori sgargianti e tenui.

Mancava, tuttavia, ancora qualcosa che completasse  il senso di beatitudine e che pervadesse l’animo di quella felicità, da ogni umano tanto anelata, e forse mai assaporata ed assimilabile  nella sua interezza.

Percepiva che il mutare del tempo aveva i suoi suoni premonitori e remoti, il vento che attraversando liane e fendendo l’acqua si librava in rumore dolce e suadente, come pure taluni pennuti, cianciscavano tra loro un linguaggio melodioso che era molto di più della rozza voce che le sue rudimentali corde vocali emettevano.

Ma fu in un giorno di pioggia persistente, accovacciato per ore nell’anfratto della roccia più esposta agli elementi, che egli scoprì  il miracolo di riprodurre un piacere nuovo ed estremamente coinvolgente.
Sentì  le gocce di pioggia riecheggiare in maniera differente posandosi a tratti con impeto e a tratti con dolcezza su foglie, rami e nell’acqua del mare, mutando ogni volta ritmo ed intensità, fino a comporre melodia.
L’uomo sorrise, dal profondo della sua intuizione, quasi con la sorpresa di donna che s’accorge di aspettare un figlio, e con un rametto di giunco e un sasso, prese a rimodulare quel ritmo, cercando di accompagnarlo con la voce.


masaiCosì, senza saperlo scoprì la colonna sonora che allevia il dolore ed esplicita la gioia della vita: la Musica. 

 

 

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