Ancora una volta. Ferma sulla soglia, non sapeva se uscire o entrare.
Raccogliere gli oggetti in disordine che l’ira aveva sparso per casa, nel turbinio di insulti e invettive, carichi di folle odio ed eccentrico dominio del padrone di casa.
Pensare alle conseguenze, ad una logica sequenza di dispiaceri e ritorsioni la frenava, le impediva di lasciare per sempre quella che non era più la vita che aveva pensato per sè e per i ragazzi.
Non era il tipo dei colpi di testa, nè delle scenate inutili, ma la feriva pensare che era stata inutile perfino a se stessa. Sciocca a non perseguire i sogni di sempre, ora sempre e per sempre irraggiungibili. Ed in fondo inseguire qualcosa o qualcuno sembrava inutile, le persone fortunate avevano tutto, con merito o demerito, non importava, era la felicità a cercarle, abbracciarle ed impossessarsi della loro vita.
Per altri al contrario erano le avversità a susseguirsi, entrando nelle situazioni più quotidiane, dove bastava una parola o una virgola fuori canone per scatenare inferno.
Allora restava la musica sulle urla, la poesia sulle imprecazioni, i sorrisi sui vaffa’ colmi di rancore.
Restava di tracciare disegni impossibili sulla propria linea del destino, serviva a modificarne la traiettoria, pochi minuti di eternità.
La droga non tagliata d’ un libro nuovo, inventato, segreto.
“Un falso d’autore” scudo apposto contro gli urti della vita, sulla pista ad ostacoli, che tante volte può mandare fuori strada e, tornare in pista, anche se con qualche ammaccatura, non è semplice, non è mai scontato.